Only Murders in the Building è una serie che, stagione dopo stagione, riesce a sorprendere, mescolando suspense e risate in un mix unico. La storia segue tre improbabili coinquilini: Charles, Oliver e Mabel, uniti dall'ossessione per il true crime. Quando nella prima stagione si verifica una morte sospetta nel loro lussuoso palazzo a New York, i tre decidono di investigare e registrano un podcast per documentare il caso.
Ogni stagione aggiunge nuovi strati di complessità e mistero. La seconda stagione esplora gli eventi passati del palazzo, scavando nei segreti degli eccentrici vicini e introducendo nuovi personaggi intriganti, mentre il trio impara che il loro assassino potrebbe essere molto più vicino di quanto credano. Il format “meta-podcast” continua a tenere lo spettatore incollato allo schermo, facendoci sentire come se fossimo ascoltatori privilegiati di ogni scoperta e colpo di scena. Mabel sintetizza perfettamente questa evoluzione dicendo: “Non possiamo semplicemente raccontare la storia... dobbiamo viverla.”
Nella terza stagione, le indagini si espandono oltre il loro edificio, ma mantengono quel mix di suspense e ironia, regalando colpi di scena brillanti e un cambio di location che aggiunge freschezza alla serie. Il tocco teatrale e il cast memorabile poi, mettono in scena un’interpretazione davvero convincente.
Arriviamo così alla quarta stagione, dove i protagonisti affrontano forse il caso più personale visto finora. Le tensioni sono più alte, le rivelazioni più scioccanti e l’intreccio si fa ancora più fitto, mettendo alla prova la lealtà e il coraggio di Charles, Oliver e Mabel come mai prima d’ora.
La serie è un'esperienza visiva e sonora studiata nei minimi dettagli, che la rende irresistibile per ogni generazione. Oltre a una sceneggiatura brillante e un cast stellare il vero punto di forza è la cura registica e fotografica. Con riprese che giocano su contrasti di luce e colore, la fotografia riesce a catturare sia l’eleganza di New York che l’atmosfera misteriosa e quasi claustrofobica del palazzo. Questo senso di isolamento urbano è accentuato dai dettagli visivi, che spesso nascondono indizi e sfumature da cogliere solo con attenzione.
La colonna sonora, curata da Siddhartha Khosla, amplifica ogni scena: dal jazz malinconico che riflette la nostalgia di Charles e Oliver, al sound moderno che risuona nelle cuffie di Mabel e dà un tocco giovanile, sempre perfettamente in sincronia con la tensione della storia. La musica, mai invasiva, è uno strumento narrativo fondamentale che contribuisce a creare un’atmosfera unica, in bilico tra mistero e ironia.
La sceneggiatura presenta dialoghi incisivi e divertenti che danno spessore ai personaggi, senza mai cadere nel banale. La dinamica tra i tre protagonisti è irresistibile: la serietà e nostalgia di Charles, la teatralità di Oliver e l’ironia tagliente di Mabel si fondono in un trio perfettamente equilibrato che rende ogni scena memorabile. I dialoghi sono pieni di battute e riferimenti culturali che fanno riferimento all’amore per il true crime, rendendo omaggio ai podcast e al genere che da qualche tempo a questa parte sta appassionando soprattutto i millennials.
Only Murders in the Building è una serie che va vista non solo per la trama avvincente, ma per la qualità artistica e stilistica che la rende unica nel suo genere. Se cerchi una serie che sappia far ridere e catturare l'occhio, questa è la scelta perfetta. Stagione dopo stagione sa tenere alta la qualità e l’originalità.
Per chi ama il true crime ma anche le serie che sanno reinventarsi e far ridere, questa è un piccolo gioiellino.