Triangle of Sadness scuote lo spettatore con la sua satira pungente e la sua critica spietata al mondo dei ricchi e degli influencer. Il film si articola in tre atti, portandoci in un viaggio che: inizia nel luccicante mondo della moda e dei social media, attraversa l'eccesso di una crociera di lusso e termina in un naufragio sociale e morale su un'isola deserta. Östlund ci sfida a guardare oltre la superficie del potere e della bellezza, esplorando il caos nascosto sotto la patina di perfezione.
Il film prende il via con la storia di Carl e Yaya, una coppia di modelli e influencer. Carl che fatica a trovare il proprio spazio nel mondo della moda, dove la bellezza è una merce e la giovinezza è valuta, soffre di evidente insicurezza che si manifesta in piccoli momenti di frustrazione, ”Non è questione di soldi, è questione di principi!" sono queste le parola che usa per spiegare a Yaya il suo senso di impotenza e inferiorità rispetto al mondo che lo circonda. Yaya, invece, rappresenta la freddezza calcolatrice del mondo: sfrutta il suo fascino per ottenere visibilità e opportunità, ma rimane emotivamente distaccata. La loro relazione è più una partnership strategica che una storia d’amore autentica, un'alleanza per navigare in un mondo di superficialità e apparenza.
Quando Carl e Yaya sono invitati a una crociera di lusso, il film si trasforma in un ritratto assurdo dell'élite mondiale. A bordo della nave ci sono personaggi come Dimitry, un oligarca russo che si autodefinisce “il re della merda” per aver fatto fortuna con i fertilizzanti, e il Capitano, un marxista alcolizzato che non riesce a resistere alla tentazione di lanciare provocazioni ideologiche ai suoi ospiti. Durante una cena catastrofica, in cui il mare in tempesta porta tutti i passeggeri a soffrire di un’intossicazione alimentare, il Capitano e Dimitry si sfidano in un gioco di citazioni di Karl Marx e Ronald Reagan, ridicolizzando sia il comunismo che il capitalismo. Questa scena emblematica del film riassume il messaggio chiave del registra: in fondo, tutti i sistemi sono corrotti e pieni di ipocrisie.
Il vero punto di svolta, però, arriva con il naufragio che lascia un gruppo di sopravvissuti (tra cui Carl, Yaya, Dimitry, e alcuni membri dell’equipaggio) bloccati su un’isola deserta. Qui, i ruoli sociali si capovolgono drammaticamente. Abigail, una donna delle pulizie filippina che a bordo della nave era invisibile, emerge come la leader indiscussa. Con la sua conoscenza pratica e le sue abilità di sopravvivenza, ella stabilisce nuove regole, ribaltando le dinamiche di potere: "Chi sa pescare? Io. Chi comanda adesso? Io.” sono queste le parole che usa per farci capire che in questo nuovo microcosmo sociale, i ricchi diventano impotenti e la ricchezza materiale non ha più alcun valore.
Durante la crociera di lusso, il tema dell’insicurezza di Carl si sviluppa ulteriormente. Lui, in cerca di attenzione e validazione, è infatti disposto a usare il suo corpo e il suo fascino per ottenere vantaggi. Ma la sua evoluzione culmina sull’isola, dove le regole del mondo precedente vengono capovolte. Qui, il suo corpo e il suo fascino diventano gli unici strumenti per garantirgli protezione e cibo. Carl diventa, letteralmente, una prostituta agli occhi di Abigail. In un ribaltamento di ruoli che mette a nudo la precarietà di Carl, vediamo come egli si sottometta ad Abigail, ricorrendo alla seduzione e alla manipolazione emotiva per garantirsi una posizione favorevole. Questa dinamica porta alla luce la vera natura delle relazioni di potere e del desiderio: tutti, in un modo o nell'altro, sono costretti a vendere se stessi per sopravvivere.
Östlund costruisce un'intelligente parabola sulla fragilità della gerarchia sociale. In un attimo, le persone che detenevano il potere e l'influenza vengono ridotte a pedine vulnerabili, rivelando la precarietà delle strutture che sorreggono il nostro mondo moderno.
Il "triangolo della tristezza" a cui fa riferimento il titolo è un concetto che riguarda le rughe tra le sopracciglia (riferimento al siparietto Balenciaga/H&M di Harris Dickinson all’inizio del film), ma è anche una metafora del vuoto esistenziale che accomuna tutti i personaggi. Apparentemente privilegiati e soddisfatti, sono invece tormentati da un’insoddisfazione profonda e da un senso di instabilità emotiva e morale.
In Triangle of Sadness, Ruben Östlund non risparmia nessuno. Le risate che il film suscita sono spesso scomode, perché ci costringono a riflettere sul nostro stesso coinvolgimento in un sistema che premia il privilegio, il potere e la superficialità. Alla fine, il film si rivela una sorta di specchio deformante della società contemporanea, un ritratto grottesco ma incredibilmente onesto delle nostre ipocrisie collettive.
Attraverso una narrazione avvincente, una regia acuta e performance memorabili, Triangle of Sadness diventa un grido contro la follia del mondo moderno, ricordandoci che, sotto la superficie perfetta di Instagram e dei lussi ostentati, si nasconde un abisso di tristezza, incertezza e vuoto morale.